giovedì 21 maggio 2009

berlusconi: "Da questi giudici non mi farò processare!!!" - Saddam Hussein:Chi siete?Cosa volete? mi rifiuto di rispondere questo tribunale è illegale

Giovedì, 21 Maggio 2009


"Mentì per salvare Berlusconi". Per questo l'avvocato inglese David Mills è stato condannato a Milano a 4 anni e 6 mesi dai giudici milanesi. Il legale, condannato per corruzione in atti giudiziari agì "da falso testimone "per consentire a Berlusconi e alla Fininvest l'impunità dalle accuse, o almeno, il mantenimento degli ingenti profitti realizzati". E' questo uno dei passaggi delle motivazioni (leggi il documento completo), circa 400 pagine, della sentenza con la quale il tribunale di Milano ha motivato la condanna del legale inglese.

Mills, scrivono i giudici nelle motivazioni, "ha agito certamente da falso testimone da un lato per consentire a Silvio Berlusconi e al gruppo Fininvest l'impunità dalle accuse, o, almeno, il mantenimento degli ingenti profitti realizzati attraverso il compimento delle operazioni societarie e finanziarie illecite compiute sino a quella data, dall'altro ha contemporaneamente perseguito il proprio ingente vantaggio economico". I giudici milanesi ricordano che oltre ai 600mila dollari ritenuti "il prezzo della corruzione", Mills nel 1996 percepiva direttamente da Berlusconi almeno 45mila sterline dichiarate al fisco inglese. "Enormi somme di denaro, estranee alle sue parcelle professionali" che il legale riceveva da Berlusconi.

In pratica, scrivono ancora i giudici, "la condotta di Mills era dettata dalla necessità di distanziare la persona di Silvio Berlusconi dalle società off shore, al fine di eludere il fisco e la normativa anticoncentrazione, consentendo anche, in tal modo, il mantenimento della proprietà di ingenti profitti illecitamente conseguiti all'estero, la destinazione di una parte degli stessi a Marina e Piersilvio Berlusconi".

In sostanza, per i giudici, "il fulcro della reticenza di Mills, in ciascuna delle sue deposizioni, sta nel fatto che egli aveva ricondotto solo genericamente a Fininvest, e non alla persona di Silvio Berlusconi la proprietà delle società off shore, in tal modo favorendolo in quanto imputato in quei procedimenti".

La condanna per l'avvocato inglese era arrivata nel febbraio di quest'anno. A conclusione di un'inchiesta che tirava in ballo il premier e che aveva visto una prima ammissione di colpa di Mills. Il legale nel luglio del 2004 aveva raccontato ai pm di aver ricevuto 600mila dollari dal gruppo Fininvest per dire il falso nei processi in cui era coinvolto Berlusconi: le tangenti alla Guardia di finanza e All Iberian.

Poi, nel gennaio 2009, la ritrattazione e il tentativo di discolpare il presidente del Consiglio (la cui posizione è stata stralciata in seguito all'approvazione del "Lodo Alfano" che garantisce l'imminutà alle alta cariche dello Stato). Una svolta che permise al premier di evitare il rinvio a giudizio per corruzione chiesto dia giudici nel 2006.


Opposizione all'attacco del Cavaliere dopo le motivazioni della condanna dell'avvocato Mills. Dario Franceschini chiede che il premier rinunci all'immunità. Richiesta rispedita al mittente dall'avvocato (e parlamentare del Pdl) Nicolò Ghedini: "Se rinunciasse condannerebbe il paese all'ingovernabilità". Ma poi è lo stesso Silvio Berlusconi a prendere la parola. Annunciando un suo prossimo intervento in Parlamento sul tema. Avvertendo: "Da questi giudici non mi farò processare". E attaccando duramente la stampa.

Le parole del premier. "Ho annunciato questa mattina la mia intenzione di fare un intervento in Parlamento sulla sentenza Mills e, appena avrò tempo, lo farò. In quella sede dirò finalmente quanto da tempo penso a proposito di certa magistratura": così Berlusconi, parlando in conferenza stampa all'Aquila. Poi aggiunge che si tratta di "una sentenza scandalosa e contraria alla realtà, in appello sarà assolto. Questa opposizione sconfitta sul piano delle cose concrete si attacca a cose di questo tipo come già fatto in passato in modo vergognoso sulle veline che non sono mai esistite".

L'attacco alla stampa. In particolare, nel mirino di Berlusconi ci sono gli inviati di Repubblica, dell'Unità, del Sole 24 ore: "E' la stampa italiana che si deve vergognare", perché pubblicando "notizie non vere fa del male al Paese". E in particolare, sulle famose dieci domande sul caso Noemi-veline che il nostro giornale gli ha posto: "Non rispondo a Repubblica, se cambiasse atteggiamento potremmo trovare un accordo, ma adesso non rispondo. Ho già risposto quando mi hanno detto che ero malato: ho risposto che eravate malati voi di invidia personale e di odio politico. Lo riconfermo in pieno". E ancora: "Non pensate di cadere nel ridicolo quando sostenete che in Italia non c'è libertà di stampa?Se volete scherzare scherziamo, ma all'esterno certe affermazioni sono prese per vere. Questo fa male al paese".



Sembra di rivedere un vecchio film andato in onda qualche anno fà.. era il 19 ottobre 2005 e siamo a bagdad

Saddam, al via il processo.. "Sono il presidente, voi chi siete?"

BAGDAD - Il processo del secolo si apre e viene subito aggiornato a fine novembre per mancanza di testimoni. Terrorizzati dal dover deporre contro Saddam Hussein. "Erano troppo spaventati per apparire in pubblico - afferma il presidente della corte, il curdo Rizgar Mohammed - lavoreremo su questo problema per la prossima udienza".

Ma in quel poco tempo, l'ex dittatore iracheno riesce a dichiararsi innocente, definire nulla l'autorità del tribunale che lo processa, ribadire che lui è il presidente dell'Iraq e venire alle mani con le guardie che dovevano riportarlo in cella. Saddam una cosa non l'ha persa: la capacità di muoversi come un attore quando sa di avere gli occhi del mondo addosso.

Mentre tutto questo andava in scena nell'aula di giustizia allestita nella Zona verde della capitale irachena, Rory Carroll, 33 anni, irlandese, giornalista del quotidiano britannico Guardian, è stato rapito. Era appena uscito di casa, nel quartiere di Sadr City, dopo aver seguito in tv la prima giornata d'udienza.

Scortato da due agenti, Saddam Hussein indossa l'abito scuro e una camicia bianca aperta sul collo con i quali era già apparso nell'udienza preliminare di luglio. Arriva per ultimo dopi i 13 avvocati della difesa, seguiti dai magistrati e infine dagli altri sei imputati. Ha un passo calmo e altero.

Le guardie del servizio di sicurezza lo sollecitano ad accelerare, ma lui con un gesto di stizza respinge le loro parole. Sotto un braccio ha una copia del Corano. Una volta chiamato alla sbarra dal giudice, l'ex presidente iracheno gli si è rivolto con aria sprezzante, chiedendo: "Chi siete? Cosa volete?".

Rizgar Mohammed Amin, il presidente del tribunale speciale, è di orgine curda, appartiene a un popolo che l'ex dittatore ha sterminato con il gas riempiendo di cadaveri decine di fosse comuni. Ma oggi non si processano quei crimini, ma quelli, identici, per la strage di sciiti del 1982 nella cittadina di Dujail.

La prima cosa che il giudice si sente dire è il rifiuto di Saddam di fornire le sue generalità: "Per rispetto al glorioso popolo iracheno, rifiuto di rispondere, perché questo tribunale è illegale". Per tre volte, il giudice Amin gli rifa la domanda e lui risponde: "Tu sai chi sono. Tu sei iracheno e sai molto bene che non mi arrendo".

L'ex presidente viene rappresentato in aula da due avvocati, Khalil al Dulaimi e Khamis Hamid al Ubaidi.
Il procedimento si celebra in una sala dell'ex museo della Vittoria, un edificio dove l'ex presidente custodiva i doni che gli venivano offerti dai dignitari stranieri che giungevano in visita a Bagdad e che si trova all'interno della superfortificata Zona verde dove ci sono la sede del governo e le ambasciate di Stati Uniti e Gran Bretagna.

Quindi si siede accanto agli altri imputati e dice loro: "Afia", "bravi". Sono l'ex vice presidente Taha Yassin Ramadan; il fratellastro di Saddam ed ex capo dei servizi segreti Barzan Al Tikriti; l'ex procuratore capo del Tribunale rivoluzionario del deposto regime, Awad Al Bander e quattro dirigenti del disciolto partito unico Baath (Rinascita), Abdallah e Mizar Rueid, Ali e Mohammed Al Ali.

Al suo ingresso in aula, Al Tikriti - che indossa una jallabia bianca, la tradizionale tunica lunga fino ai piedi - protesta con il giudice perché gli avevano sottratto la sua iakl, il cordone nero che si mette sulla kefyah, l'altrettanto tradizionale copricapo a scacchi bianchi e rossi, o neri. Il giudice ha ordinato che gli sia restituito, e il fratellastro di Saddam rimane in attesa in piedi finché questo non avviene.

Quindi il passaggio più importante. Alla domanda, come si dichiara l'imputato? la risposta è: "Non colpevole". Infine il processo viene aggiornato al 28 novembre. Un rinvio atteso, dopo che l'avvocato Dulaimi, aveva affermato di non aver avuto il tempo necessario per leggere gli incartamenti del processo. Ma il giudice dà un'altra versione: l'assenza dei testimoni, molti dei quali erano troppo spaventati per presentarsi. Altri, invece, non sono stati convocati per ragioni di sicurezza.

Intanto Saddam se ne va scortato e viene alle mani con le guardie che lo portavano fuori dell'aula. Le guardie tentano di prendere il braccio dell'imputato, ma lui oppone resistenza. La collutazione dura 30 lunghissimi secondi. Poi gli uomini della sicurezza lo lasciano andare.



Berlusconi 19.05.2009

"Da questi giudici non mi farò processare"


Saddam Hussein 19.10.2005

Una volta chiamato alla sbarra dal giudice, l'ex presidente iracheno gli si è rivolto con aria sprezzante, chiedendo: "Chi siete? Cosa volete?"

la prima cosa che il giudice si sente dire è il rifiuto di Saddam di fornire le sue generalità: "Per rispetto al glorioso popolo iracheno, rifiuto di rispondere, perché questo tribunale è illegale"

3 commenti:

  1. Ciao Monica....
    ....il dubbio c'è e rimane....
    Ma non mi piace che ABBIA SALTATO LA LEGGE!
    Io sono amica di Pino Maniaci di telejato, mio padre purtroppo non sta bene( brutto incidente sul lavoro, è invalido al 10% ed anche psichico) ed in lui ho trovato UN PADRE !
    Grazie a lui o conosciuto la mafia....e la mafia si muove così...scavalca le leggi!
    Ed alla fine ci sono i mafiosi , potentissimi che fanno quello che vogliono, ed un popolo sottomesso al loro gioco per poche briciole.
    Io non so qui chi ha ragione o torto....MA BERLUSCONI HA FATTO UNA FIGURACCIA PERCHE' HA SCELTO LA STRADA SBAGLIATA!
    Ha scelto la più semplice invece della più giusta.
    E solo una persona giusta lo sa essere anche con gli altri.
    Un bacione Lisa F

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  2. Segui questo link
    http://www.casadellalegalita.org/index.php?option=com_content&task=view&id=8171&Itemid=26

    Questa famiglia aveva bisogno dei giustizia: avrebbero potuto rivolgersi all'Ndrangheta o lla massoneria invece hanno deciso di dare fiduciaalo Stato.
    E ti posso assicurare che gli avrebbero dato giustizia sicura i primi...qualcuno pagava: il vero colpevole?Dubito....ma sicuramente la vittima sacrificale.
    Ma non HANNO SALTATO LA LEGGE.... e se lo facciamo tutti questo paese DIVENTERA' BELLISSIMO!
    Ciao scusatemi sono una sognatrice...
    L'hai letto il libro 'Sulle regole' di Gherardo Colombo?
    Un'altro MIO ESEMPIO DI VITA.....ciao

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  3. Giuseppe Fiamingo Bruxelles29 maggio 2009 alle ore 14:35

    La differenza tra Saddam e Berlusconi é che berlusconi é vent'anni che dice che i giudici ce l'hanno con lui, perché deve continuare a coprire tutte le magagne che continua a perpetrare, evidentemente con metodo mafioso.

    Saddam aveva le mani sporche di sangue di migliaia di iracheni, ma sono sicuro che, se potesse, Berlusconi potrebbe seguire la stessa strada ed eliminare quegli oppositori coraggiosi che ancora gli tengono testa , come giornalisti o scrittori o uomini politici.
    Ancora qui con metodi ben conosciuti dalla mafia che prima isola, irride e poi elimina chi si mette di traverso sulla sua strada!

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